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XXXIII
(Piano d’evasione).
Santo Stefano, 1855 |
Cara mia,1 Ho ricevuto gli aghi e le spille2 che sono di ottima qualitá. Sono giá ben custoditi. Ma non mi hai detto quanto costa la cassa, qual danaro hai speso, e di chi è il prosciutto. Basta: noi abbiamo fatto tutto comune. Ho lette le lettere di Panizzi, quegli è un uomo raro. Nella copia della traduzione che ti mando troverai un mezzo foglio di carta bianca, tu lo scoprirai,3 lo leggerai, e lo manderai subito a Panizzi. 4 Pare che
- ↑ La seguente lettera e circa altre cinque furono scritte con inchiostro simpatico, ma per non dare sospetti, dalla parte esterna del foglietto, mio padre scriveva una nota di oggetti qualunque e tra questi vi erano alcuni nomi convenzionali che sono:
Una scatola per la Giulia: significa che nella scatoletta che mandava vi erano lettere importanti.
Un ricamo disegnato: era lo scritto con inchiostro simpatico.
Salutami Alberto: guarda nella biancheria e nel lino filato che troverai lettere. [N. di R. S.] - ↑ Gli aghi e le spille erano i ferri necessarii per fare un buco nella volta della camera per poter fuggire dall’ergastolo. Quei ferri, per cura dell’amico Cesare Corea, furono posti in una cassa a doppio fondo e poi riempiuta di salami e prosciutti e da mia madre spedita a Santo Stefano. La fuga non avvenne perché il piroscafo, noleggiato da Panizzi, naufragò. [N. di R. S.]
- ↑ Perché scritto con inchiostro simpatico. [N. di R. S.]
- ↑
LETTERA DI A. PANIZZI A LUIGI SETTEMBRINI
istruzioni per la fuga
Genova, 31 agosto 1855.
- ↑ Mio padre, Silvio Spaventa e Gennaro Placco che doveano fuggire. [Nota di Raffaele Settembrini.]