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la giovane italia | 61 |
bandiera un drappo nero su cui era un teschio bianco, e la scritta unitá, libertá, indipendenza. Nero il vestimento, simile a quello dei contadini calabresi: le armi una carabina con la baionetta, e un pugnale lungo un palmo. Dovere di tutti gli affiliati esercitarsi nelle armi, e correre tosto quando i capi li chiamavano, ed era giunto il fatal giorno dell’insurrezione, e il dittatore dava il primo tocco del vespro.
Questa gran macchina mi fece molto maravigliare. Pensavo tra me: «Se saremo molti, e uniti cosí, e d’un solo animo, lo faremo veramente un vespro e scoperemo príncipi papi e forestieri. È una grande impresa: un’Italia grande, libera, unita, indipendente non c’è italiano che non la voglia: tutto sta nell’unire insieme tanti voleri; e la setta è il caso, perchè questa con mezzi semplici e senza pericolo fa trovare uniti molti voleri ed ordinati ad un fine». Cosí ragionavo allora, e credevo di saperne quanto il Machiavelli. Lodai moltissimo il libro all’amico, il quale poi che m’ebbe fatto parlare lungamente, ed ebbe discusso meco varii punti, infine mi disse: «Ebbene, questo libro l’ho scritto io». «Tu? oh non è questa la giovane Italia fondata da Giuseppe Mazzini?» «No: io le ho dato quel nome giá conosciuto, perchè se gliene avessi dato un altro, o detto la fondavo io, chi l’avrebbe accettata? Lo scopo, i princípi, i mezzi da adoperare sono gli stessi: pur che venga il bene, la gloria sia pur d’altri, non m’importa. Tienimi adunque il segreto che affido a te primo e solo, e aiutami a propugnare questa grande opera». Lo abbracciai, e gli promisi di mettermi seco all’impresa.
Rimasto solo feci tra me e me parecchie considerazioni. «Dunque non siamo che noi due! e noi due cominciare opera sí grande? e quali mezzi, quali amici abbiamo noi giovani e senza fama? E bisognerá pur dire delle bugie a chi mi domanderá se siamo in molti, e se il dittatore sta veramente in Roma, e chi può essere, e che scrive. Ma in tutte le cose del mondo un poco d’impostura ci vuole, ed è come il sale che dá sapore se è poco, e rende amaro se è molto. L’è una cosa difficile, ma il piú difficile è piú bello. Non siamo