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tre giorni in cappella 251


fu trovato che un prigioniero, che stava nella segreta piú lontana dalla nostra e detta l’Asprinio, volendo chiamare un suo parente che passava, aveva cacciato un fazzoletto fuori la ferrata: e quel fazzoletto ad una fantasia sbirresca era sembrato un corno, ed un oltraggio che noi facevamo al re. Con simile fantasia, con simile logica fu compilato il nostro processo, e noi fummo condannati a morte da uomini che per anima, per cuore e per perfidia sono similissimi a quello sbirro. Quel povero prigioniero per contentare il commessario e lo sbirro fu battuto, ferrato, e messo in altra piú trista segreta: e solamente dopo molte nostre preghiere, ed aver mostrata e chiarita l’innocenza del fatto, fu liberato dal nuovo tormento.

Vincenzo fu chiamato ed andò nel carcere dei nobili: poi ritornò e ci diede questa lettera: «Miei carissimi Luigi e Filippo. Iddio sia benedetto che ci ha liberati da queste angosce crudeli! ora con le lagrime della gioia vi abbracciamo, e speriamo di breve, fra qualche ora, stringervi al cuore qui fra noi. Solo dello sventurato Salvatore ci stringe pensiero, ma confidiamo che anche per lui si mitighi il crudele destino. A te, mio Filippo, rendo il tuo anello, esso è stato di buon augurio tra le mani dei tuo amico: lo porrai tu stesso in dito alla signora Alina come memoria delle mie lagrime. Ed a te ed al buon Luigi rendo gli oriuoli. Tutti gli amici qui vi stringono al cuore con me. O miei amici, coraggio, speriamo che di breve fossimo consolati. Un bacio, miei carissimi. Ah questo giorno sará sacro nella mia vita! Vostro affezionatissimo Michele».

Dipoi Vincenzo ci disse che egli e gli altri assoluti dalla corte dovevano a momenti uscire di prigione: il povero giovane piangeva, e non voleva lasciarci, diceva che egli non poteva uscire mentre noi eravamo ancora in pericolo, e Salvatore in cappella: ma dovette uscire. Passammo il resto di quel giorno e la sera tra le angosce e gli strazi piú fieri. «Si sono fatte molte piccole cause politiche, moltissimi sono stati assoluti e dichiarati innocenti dalla corte criminale e dal