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tre giorni in cappella 247


Dopo questa lezione di politica ne facemmo un’altra di morale. Venne un altro custode, giovane imberbe, che non aveva piú di venti anni. Gli dimandammo da quanto tempo era custode. «Da quattro mesi». «Hai soldo?» «Niente». «E come vivi?» «Con quello che mi regalano». «Cioè con quello che ti fai regalare, strappi dagl’infelici. E prima che arte facevi?» «Ero salassatore, aveva bottega, viveva: la gente veniva da me, perché mio padre era esattore de’ diritti di piazza: ma mio padre perdé l’uffizio, la gente m’abbandonò, io vendetti ogni cosa, e disperato mi posi a fare il carceriere». «Ma non potevi entrare come garzone di bottega, e lucrar piú che non lucri adesso? Hai lasciato un mestiere di sollevar gli uomini ed hai preso quello di tormentarli? Che vergogna per te che hai vent’anni fare il carceriere e per niente? E che farai a quaranta?» Disse che stava cercando un posto di salassatore in un ospedale, e promise di lasciar subito le chiavi.

Erano giá passati tre quarti della giornata, e non avendo veduto né i Bianchi né altra persona, stavamo tra dubbi e speranze. Io non potendo piú star disteso su i duri farti, volli levarmi un poco, e piano piano mi accostai alla finestra. Da lontano mi venne veduto Francesco Catalano che stava con la moglie presso una ferrata dell’udienza dei nobili: e cacciata la mano fuori, salutai. A questo saluto fu risposto con molto agitar di mani e di fazzoletti: chiamai Filippo e Salvatore che salutarono anch’essi. Riconoscemmo Michele Pironti, Carlo Poerio, Vincenzo Dono, Cesare Braico ed altri. «Allegramente», gridarono, «coraggio, e non dubitate». Noi rispondemmo di star bene e tranquilli. Quanto ci furon cari quei saluti e quelle parole! I soldati svizzeri si erano fermati nel cortile e guardavano la nostra finestra: sopravvenne altra gente pietosamente curiosa: onde noi per non essere di spettacolo ci riponemmo a giacere. Indi ad un poco udimmo entrar nel cortile una carrozza. Faucitano disse ad un chiamatore di guardare chi fosse: e quegli, poiché guardò alcun poco, disse che eran prigionieri venuti dalle provincie. Di poi sapemmo