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208 parte prima - capitolo xxii


del povero padre. Ebbe un amico che ne scrisse la vita e ne pubblicò gli scritti, che fu il mio caro Pasquale Villari che fece questa buona e bella azione. Su lo stesso albergo fu preso Gabriele Pepe, il quale perché generale della guardia nazionale, fu insultato e percosso dagli svizzeri, che l’ammazzavano se un uffiziale non lo salvava e lo faceva menar prigione in Castel dell’Ovo.

Chi tirò il primo colpo? non si sa, né importa saperlo: fu reo non chi tirò il primo colpo ma chi fece le barricate. Armati di qua, armati di lá partí un colpo anche per caso, e cominciò la zuffa. Il 15 maggio fu l’ultima e necessaria conseguenza di tutte le dimostrazioni che si fecero il 27 gennaio, di tutte le grida di «morte» e di «abbasso» che si fecero nelle piazze, e che il governo non seppe né impedire né frenare, e governo furono tutti i ministri per quei quattro mesi. Uomini rispettabili per molti versi ebbero paura di offendere la libertá con uno squadrone di cavalleria, e la fecero andare a rovina. Ad un popolo come il napolitano che usciva da lunga servitú la libertá fu come un’imbriacatura, e ci voleva la forza per impedirlo di sfuriare in eccessi e per fargli tornare il senno. Per governare i popoli, per educare i fanciulli, e per curare i pazzi non basta la ragione e la parola, perché l’uomo ha pure quel della bestia, che vuol essere corretto con la forza. Questo non lo capirono quei governanti, ebbero paura di poche grida ed ingiurie, non seppero spiegare popolaritá, ed essi ebbero colpa di ciò che avvenne il 15 maggio come ha colpa l’educatore del male che fanno i fanciulli da lui non saputi correggere a tempo. Questa è l’opinione mia, e la dico schietta. Ferdinando aveva ragione a ridere di quei ministri, e a chiamarli responsabili di avere sfrenata la moltitudine. Il 15 maggio lo fecero i pazzi, non seppero impedirlo i savi, un furbo ne profittò. Mettiamoci una mano sul petto, e diciamo il vero: la colpa l’ebbero tutti, ciascuno per la sua parte: il popolo fu pazzo, i governanti inesperti e fiacchi, il re malvagio e bugiardo.

Venivano le novelle. In tutte le province grande com-