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202 parte prima - capitolo xxi


sorbivamo udimmo: «Viv’o rre», terribile grido della plebe che faceva il saccheggio, il grido del ’99. I soldati svizzeri salivano per la via San Giacomo, e dal Palazzo Lieto che e dirimpetto quella via partirono alcuni colpi di fucile, a cui fu risposto col cannone che sfrantumò un angolo del palazzo, e poi da una fitta fucilata. Vedemmo allora gli svizzeri, che con un colpo di cannone aprirono il portone del palazzo, ed entrarono furibondi. Venne in quel punto il principe tutto smarrito, e ci disse: «Signori, vedete il palazzo Lieto, ogni resistenza è inutile: se tirate un colpo, saremo tutti scannati e la casa anderá a sacco e fuoco. Vi prego non per me, ma per mia moglie la principessa, che è da molto tempo ammalata, ed ora si dibatte in fiere convulsioni. Resistere ora è inutile, serbatevi a tempi migliori». Lo spettacolo del palazzo Lieto, il fuoco che continuava, le grida della plebe acutissime, ci persuasero a rimanerci. Il principe ci fece passare in luogo segreto della casa, ed egli vestito da gentiluomo di camera del re, fece spalancare il portone, si presentò ai soldati, disse che in sua casa non vi erano guardie nazionali, e fu creduto e rispettato, e ringraziato ancora pel vino che fece distribuire. La sua casa non ebbe altro danno che da una palla di cannone che portò via un pezzo di pilastro di marmo che è a destra del portone, il quale pezzo fu poi subito rimesso, e ancora si vede.

In su l’ora tardi della notte, lasciati i fucili, uscimmo di là, ed io andando per vie buie e deserte, lasciato mio fratello Giovanni, tornai a casa dove mia moglie e i miei figliuoli mi aspettavano.

Quella notte fu piena di angoscie. Nella cittá non appariva un lume, non si udiva una voce, pareva un sepolcro: era il silenzio della paura. Io avevo negli orecchi il grido di viva il re, e pensava: «Quanti saranno morti! E che sará dimani? La plebe è sfrenata, assalirá le case, scannerá quanti troverá. E tutto questo per pochi stolti scapigliati che hanno voluto le barricate, non per combattere no, ma per ispaurire un uomo che era sdegnato, e aveva soldati e cannoni, e animo