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186 parte prima - capitolo xx


Un’immensa moltitudine di popolo andò innanzi la reggia e gridò si mandassero soldati in Lombardia; andò in casa del Bozzelli a chiedere che il governo mandasse subito soldati in Lombardia, e desse le armi ai volontari: i nostri giovani davano i loro nomi per quella santa crociata, e di niente altro parlavano, niente altro desideravano che correre in Lombardia con la croce sul petto dell’uniforme nazionale. Cristina Trivulzi, principessa di Belgioioso, milanese, che allora era in Napoli, si fece guidatora di una schiera di giovani ardenti e con essi partí il 29 marzo. Fin dalla Sicilia, dalla implacabile Sicilia, vennero uomini generosi, e dimenticando ogni gara ed offesa, si abbracciarono coi napoletani, si chiamarono fratelli, e corsero insieme in Lombardia.

Tra le carte che io scriveva allora e che mi furono salvate da mia moglie, trovo una memoria di questi fatti, e queste parole: «E tanti sforzi generosi, e tanto sangue, e tanta virtú mostrata sará stato tutto vano? sará stato un sogno? Per Dio! E torneremo a le antiche angosce, alle antiche miserie, all’antica, obbrobriosa, nefanda, oscena servitú? No, no: Italia è stata svegliata da Dio: e o Dio non esiste, o Italia risorgerá. Io lo credo, io lo sento, io lo giuro, quantunque ora che scrivo l’austriaco sia tornato a Milano, e in Germania si sieno fatte feste e banchetti per la servitú d’Italia: il tedesco uscirá d’Italia. Io non odio i tedeschi, sieno liberi, sieno ricchi, sieno felici: amici sí, padroni no, per Dio, no, no: io odio e maledico e son pronto a dare mille volte la morte a chi vuol togliermi la patria, l’onore e il sacro nome d’italiano».

All’ardore del popolo il governo si mostrava freddo e lento: onde crebbero gli sdegni e le ire contro ministri che furon chiamati traditori e cercati a morte. Era un garbuglio, era un viluppo di nodi, da non potersi sciogliere, sí tagliare d’un colpo, e non si ebbe forza né coraggio da tagliare. La guerra contro l’Austria era santa e necessaria: ma volere che questa guerra la facesse Ferdinando II, era una pazzia; credere di poterlo sforzare a farla, era una stoltezza; avrebbe