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170 parte prima - capitolo xx


XX

La rivoluzione del 1848.

La fregata inglese aveva nome Odin, grande e pulitissima: gli uffiziali mi usarono molte cortesie, e subito presero affezione al mio figliuolo Raffaele che io conduceva con me, perché il fanciullo era assai vivace e la madre non poteva contenerlo, e venendo con me imparava, ed io non era interamente solo nell’esilio. Dopo due giorni venne a vedermi lord Napier, e mi disse: «Voi tornerete fra breve». Piú tardi venne Paolo Emilio Imbriani con la moglie Cariotta, sorella di Carlo ed Alessandro Poerio, e con due figliuoletti. Il giorno appresso venne ancora mia moglie con la Giulia, e le accompagnarono Cesare e Salvatore Correa. E mentre mia moglie era con me, ecco il secondo comandante luogotenente Wacke, il quale mi dice: «Avremo una visita del principe Luigi: non uscite del vostro camerino, e i bambini non abbiano paura dei colpi di cannoni». «Bella visita!» mi dice l’inglese con un suo sorriso secco. La visita durò un’ora. Intanto mia moglie mi diceva: «Dove va questa fregata?» «A Cagliari in Sardegna, e di lá mi sará facile passare a Genova e poi a Livorno. Intendo di andare in Toscana, dove spero trovar lavoro, e dove verrai anche tu con la bambina». «È vero che il ministro ti ha detto: ‘ritornerete presto?’» «Sí, ma chi sa quando sará questo presto! io intanto debbo trovare lavoro per vivere». «Sai che ora tutti dicono che tu hai scritta la Protesta? Ed alcuni mi hanno detto che hanno sparsa la voce per far liberare quei che sono carcerati. Ed io ho risposto che nessuno è stato carcerato come autore. ‘L’avete detto perché non sapete tenere tre ceci in bocca, tutto che siete cospiratori’. Del resto lasciali dire, tu sei in sicuro ora».