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il 1847 165


piú duro pare, piú cede: «aspettiamo ancora, e non ci mettiamo noi dal lato del torto». L’aspettare è senza pericolo, e piacque. Intanto il re cominciò a tentennare, licenziò il ministro Santangelo, e, come consigliava il Pietracatella, divise in tre il Ministero dell’interno, ponendo il d’Urso ai lavori pubblici, lo Spinelli all’agricoltura, commercio ed istruzione, ed il Parise all’amministrazione interna, tutti e tre uomini di buona fama. Al Santangelo lo intero stipendio, molti ringraziamenti per gli onorati servigi renduti al re, ed il titolo di marchese. Il re gli dava il titolo, il popolo gli assegnava il feudo, dicendolo marchese di Tremiti, isoletta dove erano relegati i ladri. Il Santangelo non ha lasciato altra ricchezza che un museo giá cominciato da suo padre. Ci sono tempi in cui anche i Catoni son detti ladri, ed altri in cui anche i ladri son detti eroi.

A dimostrare la generale compiacenza per questo fatto, e spingere il re a cose maggiori, ad unirsi alla lega doganale italiana che si stringeva tra Roma, Toscana e Piemonte, si pensò di fare una pubblica dimostrazione, e per incuorare i timidi si fece di notte. La sera del 24 novembre stando molta gente a udir la musica nella piazza che è innanzi il palazzo reale, ecco un batter di mani, un gridare «Viva Italia, viva Pio IX, viva la lega doganale, viva il re». Le grida continuarono e crebbero dopo la musica: ed un trecento persone trascorsero la via Toledo invitando tutti a seguirli, e giunti al palazzo del nunzio raddoppiarono le grida, e si dispersero quietamente. Pochi furono presi dai birri. Io mi trovai tra la folla con Francesco Lottari, che gridava «viva Italia e la lega», e non si accorse dei birri che aveva a fianco perché vedeva poco, e fu preso: io che ero tutt’occhi, e non avevo gridato, me la sguizzai destramente. Parve un gran fatto: la polizia ne fu turbata, il re sdegnato rimproverò il ministro Delcarretto, comandò non piú sonasse la musica, radunò i ministri a consiglio, e fece in sua presenza compilare un avviso, il quale sottoscritto dal prefetto di polizia, fu appiccato su tutte le cantonate, e diceva: «Sono vietate tutte le grida