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160 parte prima - capitolo xix


signore che molti di quei fatti piú segreti me li aveva detti proprio egli che aveva parenti in corte ed al governo, ed egli stesso era un uomo di conto. Io non avevo fatto altro che raccogliere e scrivere tutto ciò che avevo udito dire da lui e da altre persone degne di fede. Ed egli mi disse ancora un’altra cosa, che il re l’aveva letta, e che la maggiore offesa l’aveva avuta a quel tratto dove si parla delle udienze reali, in cui egli non rispondeva altro che: «‘Bene, bene’, con voce chioccia», e dimandò ad uno che gli stava vicino: «Ho la voce chioccia io?» Il libro volava di mano in mano, era letto in piccoli crocchi di amici, tutti ne parlavano: il ministro Delcarretto che si sentiva ferire gettava fuoco dagli occhi, i suoi sbirri erano sbalorditi e andavano fiutando per ogni parte: io vedevo e udivo tutti, e non dicevo parola, e andavo per le mie faccende; e facevo lo scemo, e dicevo tra me: «È vendicata quella povera donna».

Vicino al palazzo del nunzio in una botteguccia era il libraio Aniello Ruocco, il quale vedendo un signore che andava sbirciando gli scartafacci: «Volete un bel libretto, ma per sei carlini?» gli disse. «Lascialo vedere». Gli diede il danaro, e andò via. Quel libretto era la Protesta, e quel signore il famoso commessario di polizia Campobasso. Dopo un’ora Aniello fu preso. «Chi ti ha dato questo libro?» «Il torcoliere dello stampatore Seguin». Preso il torcoliere, preso il Seguin. «Chi ti ha dato a stampare il libro?» «Il Corsini, quegli che ha il gabinetto di lettura in via Toledo». È preso il Corsini, che da prima nega, poi confessa di avere avuto il manoscritto da Giuseppe del Re. Questi saputo l’arresto del Corsini fugge sopra un legno francese, e va prima in Grecia, poi a Marsiglia. Cosí il filo si rompe. La polizia cercava sapere qualcosa dal Corsini, e dimandava: «Ma il manoscritto era opera di del Re, o di altri?» «Non so: ma non credo autore il del Re, perché costui mi faceva grandi premure per riavere il manoscritto, e restituirlo a don Luigi». «Chi è cotesto don Luigi?» «Non lo so, perché egli non disse altro». La polizia non pensò a me; che io non avevo stampato una