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148 parte prima - capitolo xvii


rimasto nella geografia e scancellato dal novero delle nazioni d’Europa; noi stessi ci tenevamo inferiori a tutti gli altri, e per tanti secoli di misera servitú avevamo offuscata la coscienza dell’essere nostro, quando costui ci dice: «Voi italiani, siete il primo popolo del mondo». «Noi?» «Sí, voi avete primato civile e morale sopra tutti». Non mai libro di filosofo, e neppure di poeta o di altro scrittore è stato piú potente e piú salutare di questo. Il Gioberti per fare entrare il libro in Italia e farlo leggere da tutti, e fare penetrare la sua idea nella coscienza di tutti, con fine accorgimento, non propone alcun mutamento, loda i príncipi, loda il papa, loda persino i gesuiti, non dicendo il falso, ma rivelando il bene, ammonendo con benevolenza, e mettendo innanzi una sua idea di una lega tra i príncipi italiani sotto la presidenza del papa. Dell’Austria non parlò. Il libro fu letto da ogni condizione di persone, e tra noi persino in corte, e la regina Isabella madre del re (non il re che non leggeva) lesse con gran piacere il Primato, e volle leggere poi gli altri del Gioberti e se ne scandalezzò, e diceva: «Il Primato sará sempre il primo». Prodigioso fu l’effetto del libro, scosse e sollevò la coscienza di un popolo prostrato: e questo fece non pure con ragioni nuove e potenti e vere, e con parola dominatrice, ma con accorgimento finissimo e senza offendere nessuno. I soli gesuiti se n’accorsero, e fecero scrivere una confutazione da un loro padre Curci: non l’avessero mai fatto; ché il Gioberti entrato in casa, e acquistata la benevolenza di tutti, disse il vero senza riguardi e scrisse il Gesuita moderno. Io non parlo della sua filosofia e della sua dottrina cattolica, che per me è parte esteriore e mutabile del suo libro, e in altri libri egli la mutò, ma considero il solo concetto, la idea madre del libro: la quale a molti parve allora una esagerazione: sí, ma fu un’esagerazione salutare e necessaria, e un’esagerazione, cioè uno sforzo straordinario, una gran fede ci voleva, per dire al Lazzaro quatriduano: «Tu sei vivo, sorgi e cammina». Ma oggi 1875 si può dire che fu veramente ed interamente un’esagerazione? Noi dopo di aver dato al mondo l’impero romano ed il pa-