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136 parte prima - capitolo xvi


campana: non aveva delitto alcuno, ma una fame di lupo, per la quale era venuto a fiere contese coi suoi frati, e li aveva battuti, e se li avrebbe divorati, e però era in carcere. Gli davano quattro pani ed otto zuppe il giorno, e non lo saziavano. Non era ignorante, e conosceva il suo male, e se ne addolorava: ma quando sentiva gli stimoli della fame andava in furore come una belva. Dopo alcun tempo morí, e il professor Nanula tolse la testa al cadavere per conservarla come una raritá anatomica; ma i preti seppero il fatto e lo denunziarono come un’empietá contro un sacerdote. Il professor Nanula ebbe molti fastidi, anche dopo che restituí la testa al becchino.

Era credo il mese di maggio, e noi una mattina guardavamo un ecclissi del sole dal maggior finestrone dell’ospedale, quando venne un nuovo carcerato, un gentiluomo pulito, con grossi baffi neri, di modi dolci e cortesi, ma profondamente afflitto. Egli era un ricco proprietario della provincia di Reggio, e si chiamava Francesco Pellicano; e avendo presa con me un po’ di dimestichezza, mi raccontò i casi suoi e mi disse: «Io ho la sventura di avere mio padre e mia madre che sono due santocchi: mi volevano far prete, ma io amava perdutamente una mia cugina, e la sposai, e n’ebbi due figliuoli, un maschio ed una femmina. Io ero felice, io amavo ed ero riamato: mia moglie era un angelo, ma in capo a pochi anni mi morí. Il mio dolore fu immenso, non avevo riposo né giorno né notte, credevo d’impazzire: in quel dolore mi venne il pensiero, o mi fu suggerito, di abbandonare il mondo e di farmi prete, e mi feci prete con grande gioia dei miei genitori che presero cura de’ miei figliuoli. Ma come fui consacrato, mi cadde un velo dagli occhi, e vidi l’errore fatto. Venni in Napoli, trovai una ragazza che somigliava a mia moglie. me ne innamorai, e con danari ebbi carte e testimoni e la sposai. Stava con lei da un mese in un casinetto sul Vomero, quando venne mio padre da Calabria, e disceso al mio indirizzo in Napoli dimandò di me al guardaporta, il quale cosí a la semplice gli disse: ‘Sta con la moglie sul