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quindici mesi a disposizione della polizia 133


e sono andata via. M’è venuto dietro don Giovanni Lombardi e mi ha detto: ‘Avete parlato molto forte al re, mi meraviglio come egli non v’ha detto nulla’. ‘Perché sa che ho ragione’. ‘Basta una parola per far cacciare una persona dall’udienza’. ‘Egli sa che ho ragione’. Poi sono stata dal ministro, che all’udire come io avevo parlato al re s’è inalberato. ‘Ma sapete, o signora, che anche dopo il giudizio io posso tenere in carcere vostro marito non solo per due anni ma per dieci, e mandarlo dove io voglio?’ ’Lo so, ma non sarebbe né giusto, né generoso’». Cosí pregava mia moglie, e si faceva rispettare, né mai alcuno le disse parola se non rispettosa.

Nelle lettere quotidiane, delle quali mi rimangono una decina delle mie, e nessuna di quelle che ella scriveva a me e che io dovevo distruggere, si parlava dei nostri dolori, e di Raffaele che giá andava a scuola, e della Giulia che era molto ammalata. «Questa cara e sventurata creatura», mi scriveva mia moglie, «sta le giornate intere con le manine agli occhi seduta sopra una seggiolella, e poggiata il capo ad una seggiola comune. Se viene qualcuno a vedermi, ella solleva il capo e le manine per guardare, e mi dice: ‘Mammá, questo è papa?’ ‘No, figlia mia, non è papa.’ Ed ella si acconcia un’altra volta nella sua posizione, e non parla piú. Sta molto male: io te la manderò uno di questi giorni, perché temo, e non so se potrò mandartela un’altra volta. Benedicila». Venne dopo due giorni in ora in cui non c’era gente all’udienza, e il custode me la fece entrare. Stava con le manine agli occhi, poggiata su la spalla della donna che la portava: io me la presi, e se la baciai! se la benedissi! se la coprii di lagrime! ella si colorí un poco nelle guance, e mi sorrise: e da quel giorno la mia creatura cominciò lentamente a migliorare.

Intanto l’Escalonne che era con noi scrisse varie lettere al ministro di Francia duca di Montebello, figliuolo del maresciallo Lannes, chiedendo come francese la sua protezione, e dicendo che dopo di essere stato giudicato ed assoluto rimaneva ancora in carcere, e non contento di scrivere e mandare