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106 parte prima - capitolo xiv


egli l’aveva ricevuto ed imparato bene a mente io gli scrissi in quella lingua ciò che aveva saputo dalla bottiglia, che la causa era grave, che se Annibale stava in Italia, Scipione assaltava l’Africa: ritorciamo il ferro contro il nemico, diciamo che la polizia essa proprio ci calunnia ed ha inventata la setta. Ebbi grande difficoltá a scrivere queste cose in quella lingua: pure c’intendemmo: il disegno di difesa piacque, e fu fermato: ma per allora queti e zitti.

Un giorno udimmo entrare un nuovo prigioniero nella stanza contigua a quella di Pasquale; e questi, come aveva fatto con me, prese a tempestare, e seppe che era Raffaele Anastasio: «Sei stato arrestato?» «Oh, no». «E ti sei presentato?» «So che vuoi dirmi, i capponi si presentano a Natale; ma mi avevano arrestato mio fratello, da tre mesi non davano pace a mia moglie, volevano chiudere la farmacia e distruggermi. Che dovevo fare? Eccomi qua me. Soffrirò io, ma la mia famiglia non sará molestata. Ed io di che son reo? mi accusa il prete, ma nessuna pruova oltre il suo detto». Povero Raffaele! era la miglior pasta di uomo, ma furbo la sua parte, e non ci sarebbe capitato se io non gli avessi fatto il regalo del prete. Era il piú vecchio tra noi, e aveva trentacinque anni. Gli demmo nome Zumra; ebbe subito il filo, il vocabolario e imparò la lingua. Queto queto, dolce dolce, era il rovescio di Pasquale.

Un altro giorno il custode Luigi Liguoro mi disse all’orecchio: «Vi saluta Giacomo Escalonne». Io cascai dalle nuvole: «Dov’è questo matto?» «Qui in criminale». Era costui figliuolo d’un vecchio uffiziale francese accasato in Catanzaro: il padre un galantuomo, il figliuolo un matto, un millantatore, un bugiardo che credeva alle sue bugie, e aveva per alcuni anni fatto il soldato in Francia. Dipoi seppi che quando io fui arrestato, questo Giacomo andò dicendo che egli in Francia era entrato in tutte le sette, massoneria, carboneria, diritti dell’uomo, eccetera, e nella giovine Italia ancora. L’intendente lo chiamò, gli fece promesse, gli diede danari, gli disse di scoprire, ed egli promise mari e monti: