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il carcere di santa maria apparente 103


Il giorno 11 agosto aspettava il pranzo all’ora solita, e non veniva: verso il tardi s’apre la porta, ed entra proprio il custode maggiore, che mi dice: «Possiamo vederla badessa». «Che è mai?» «La signora s’è sgravata, ed ha fatta una femmina. Buona salute a tutti: voi a libertá, e lei badessa. Pranzate dunque allegramente». Cosí nel carcere di Santa Maria Apparente mi fu annunziato che a mezzo giorno mi era nata la mia figliuola Giulia Eleonora Beatrice. Io la benedissi da lontano, e pensai quanto aveva dovuto patire la mia Gigia senza di me. Dopo alquanti giorni mi portarono la bambina, e mentre io la baciava aperse due begli occhi cilestri e mi sorrise. Mia moglie mi diceva: «Dovevamo morire io e lei, ma Iddio non ha voluto: ché due giorni prima del parto caddi e rotolai tutta una scala: mi tenni la pancia con le mani, e cosí non abortii. Guardala ora come è bella, e dorme placidamente». Povera figlia! ella succhiò il latte di sua madre che sofferí tutti i dolori della miseria, che patí la fame, e come se questo fosse poco, quando andava dal commessario a pregarlo che sbrigasse il processo, colui le diceva: «Signora mia, non pensate piú a vostro marito che certamente sará condannato a vent’anni di ferri almeno: pensate a voi». Con che cuore la mia donna udiva quelle parole, e di che latte avvelenato doveva nutrire la sua creatura! La bambina sfiorí, il suo corpicino si ricoprí di piaghe, ed ebbe lunga e penosa malattia. Quando fu donna e andò a marito, io non potei benedirla che di lontano, perché ero in un altro carcere: quando fu madre, neppure potei benedire la sua figliuoletta. Sempre dolori! E i dolori piú grandi furono della donna mia, che patí piú di me assai, e nascondeva i suoi patimenti, e di rado ne parlava a me: non mai ella cercò pieta da alcuno, non mai volle essere compatita; le vesti ai figliuoli le cuciva lei e me li faceva venire innanzi sempre puliti. E se mi domandate come facemmo a sofferire tanto, io vi rispondo che allora avevamo una grande forza, che ci veniva dalla gioventú e dall’amore.