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22 | scritti di renato serra |
sul fondo terroso: la vecchia grande strada ci invita alle ville ben conosciute, a Savignano dalle cui selci sonanti fino alla Torre e al Cimitero di San Mauro è così breve il cammino.... Ma da ogni sasso e da ogni siepe lungo quel cammino pare che le canzoni del poeta debbano volar via con frullo rapido e vario, come uccelli dal nido.
Dalle punte di San Marino fino al mar di Bellaria e alla pineta di Ravenna, dal Rubicone alla Marecchia, in ogni angolo di questa terra e in ogni aspetto e in ogni forma, dove ch’io mi volga e riguardi, ivi io vedo presente il poeta: in tutte le cose sento le sue memorie cantare.
Sarà forse quel picchiare in cadenza di un pennato sulle cortecce? Laggiù tra’ pioppi del mio viale, che pare forino il cielo così brulli e rimondi, un vecchiettino ha poggiato la sua scala a un tronco grigio; e così ritto a mezz’aria batte e sfronda e rinetta; cadono intorno a lui e s’ammonticchiano sulla sabbia battuta del viale rami secchi, schegge, e vermene novelle, che lasciano alle sue dita un così buono odore di gemme...
O forse è il grido lungo dei galli che nel vasto silenzio risponde alla cantilena aspra e strascicata delle venditrici di insalatina campagnuola; o la festa dei passeri tra le zolle, che sembrano ancor gocciolare dell’ultima neve; è questo bianco di tele, che dalla terra screpolata e scolorita rigettano contro i miei occhi il sole con crudezza tagliente, e domani porteranno dentro le case odore d’erba nascente e di viole; è il fruscìo degli aquiloni che salgono e brandiscono al vento sonoro; o forse anche è una fanciulla che mi viene incontro lenta lenta pel viale, come abbandonata a questa dolcezza; risplende la faccia bianca sotto i bruni capelli pieni di sole e nuotano i limpidi