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notizia sugli scritti di renato serra 445

lui nell’Esame: «La posta mi ha recato le bozze di un articolo che uscirà, credo, nella Voce fra poco, pur essendo vecchio di un mese; e ci son parole che possono parere una stonatura, accostate a quello che avevo in mente per Lei. Questo mi duole, ma non so rimediarci. E non ho neanche il tempo di aggiungere qualche spiegazione. Non creda tuttavia che io possa essere insensibile o ingrato verso la sua amicizia passata e verso le cortesie di cui ho approfittato» (Ep., 559). E fu per questa lettera appunto che Croce, rispondendo a Serra che non se n’era avuto a male, e che non era così meschino da dispiacersene, uscì in quella frase sconveniente, che, cioè, anche Serra s’era «messo a fare della letteratura onanistica» (Ep., 581): frase che il Serra non lasciò cadere nella risposta che diede al Croce, sette giorni prima della morte gloriosa: «Avrei avuto qualche cosa da dirle a proposito dell’ultima lettera in cui una parola mi suonò strana, da Lei. Ma ora non è più tempo» (Ep., 597).

L’Esame di coscienza di un letterato, che è come il testamento spirituale dello scrittore romagnolo, e del quale poi Serra, contro il giudizio su riferito, non doveva dolersi, se aveva detto, come racconta Ambrosini: «Ma sì, mi sento abbastanza contento di quelle pagine. Non sono perfette, ma insomma mi sono sfogato», l’Esame fu pubblicato ne La Voce diretta da De Robertis (a. VII, n. 10, 30 aprile 1915), da pag. 610 a pag. 632. Poi, poco dopo la morte del Serra, verso la fine dell’anno, comparve in un volumetto elegante di pagine XXVII-161, edito dai Fratelli Treves di Milano.

Non fu compreso, ed è mancanza gravissima, nella edizione delle Opere di R. S. curata dal Prezzolini (Roma-Firenze 1919-1923).