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notizia sugli scritti di renato serra 435

studioso attento e sagace del Maestro e della sua scuola, il nome del Ferrari ricorre assai presto e ripetute volte.

Renato Serra si era proposto di scrivere sul Ferrari già nell’estate del 1910 (Ep., 323); e, come nel giugno ne aveva parlato a me, promettendomi lo studio per La Romagna, così nel settembre dello stesso anno ne scrive all’Ambrosini, riserbandosi, per la rivista in progetto presso il Bocca di Torino, tra gli altri, il seguente argomento: «Severino Ferrari — 1: figurina. 2: un capitolo della mia storia spirituale (abbozzato; una cosa. leggera, aneddotica, senza conchiusione....») (Ep., 335). Il 10 settembre riprende il discorso con l’Ambrosini (Ep., 340), ne fa cenno col Lovarini nell’ottobre (Ep., 343), ancora con l’Ambrosini nei primi mesi del 1911 (Ep., 360); finchè ne scrive apertamente al Croce il 28 febbraio 1911: «Ho composto uno scritto che avevo preparato fin dall’anno scorso intorno a Severino Ferrari. In fine ho detto qualche cosa, in una nota, di alcuni scritti intorno a lui. Ma non mi riesce di ricordarmi se anche il Pascoli abbia fatto un discorso, che sarebbe. stato stampato sul Carlino; mi par certo e vorrei esser sicuro» (Ep., 370). Chiedeva quindi informazione alle note bibliografiche del Croce.

Nello stesso giorno scriveva a me di aver compiuto quel suo «vecchio e caro Severino», e di volerlo mandare a La Romagna, «più quieta, e dove ho ricordi cari», nonostante che Prezzolini glie lo avesse chiesto già per La Voce. «Lo scritto è di circa 35 cartelle piccole, ma alquanto fitte: non so quante pagine possano fare. Forse 18-20. Per la Voce mi toccherebbe tagliare» (Ep., 370-71). Voleva sbrigarsene presto, perchè era cosa che si trascinava dietro da assai tempo, e però il manoscritto fu spedito direttamente alla Coop. Tip. Galeati d’Imola, dove allora si stampava la rivista (Ep., 376), senza passare per la direzione; chè c’era ben ragione di fidarsi del Serra.