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400 | scritti di renato serra |
stizia: adesso che fanno il loro dovere così nobilmente, dopo aver contribuito anche loro, con l’ardore morale e con lo sforzo ed il coraggio, a quel rinnovamento interiore della nazione, che dopo esser stato orgoglio di una minoranza eletta, oggi è diventato principio di una forza comune e meravigliosa. Noi dovremo dunque ricordare con altro animo anche le prove e le audacie di una letteratura, che era l’anticipazione di un avvenire eroico?
Ma è inutile continuare. So la risposta che troverò sempre alla fine, comunque tenti di travestire questa domanda.
Oggi è una cosa, e ieri fu un’altra. La forza morale e la virtù presente non hanno rapporto diretto con quel che c’era di mediocre e povero e approssimativo in certi tentativi letterari. La guerra ha rivelato dei soldati, non degli scrittori.
Essa non cambia i valori artistici e non li crea: non cambia nulla nell’universo morale. E anche nell’ordine delle cose materiali, anche nel campo della sua azione diretta....
Che cosa è che cambierà su questa terra stanca, dopo che avrà bevuto il sangue di tanta strage: quando i morti e i feriti, i torturati e gli abbandonati dormiranno insieme sotto le zolle, e l’erba sopra sarà tenera lucida nuova, piena di silenzio e di lusso al sole della primavera che è sempre la stessa?
Io non faccio il profeta. Guardo le cose come sono. Guardo questa terra che porta il colore disseccato dell’inverno. Il silenzio fuma in un vapore violetto dagli avanzi del mondo dimenticato al freddo degli spazi. Le nuvole dormono senza moto sopra le creste dei monti accavallati