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ESAME DI COSCIENZA
DI UN LETTERATO



Credo che abbia ragione De Robertis; quando reclama per sè e per tutti noi il diritto di fare della letteratura, malgrado la guerra.

La guerra.... Son otto mesi, poco più poco meno, ch’io mi domando sotto quale pretesto mi son potuta concedere questa licenza di metter da parte tutte le altre cose e di pensare solo a quella. I giorni passano, e il peso di questo conto da liquidare colla mia coscienza mi annoia e mi attira: come l’ombra del punto che non ho voluto guardare cresce oscura e invitante nell’angolo dell’occhio; finchè mi farà voltare.

Ora è certo che non può esser permesso a nessuno di prender congedo dal suo proprio angolo nel mondo di tutti i giorni; deporre sull’orlo della strada il suo bagaglio, lavoro e abitudini, sogni e amori e vizi, via tutt’insieme, come una cosa improvvisamente vuotata di sostanza e di vincoli; scrollarci sopra la polvere del passaggio, voltando come verso un destino rivelato e decisivo un’anima leggera, affrancata da tutte le responsabilità precedenti; fare tutti questi preparativi, con aggiunta di raccoglimento e di ansia e di attesa, prender l’atteggiamento della partenza;