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le lettere | 385 |
messe a rifare per conto loro il Croce o il Taine o Dio sa chi, senza bisogno e senza risultato, altro che di sporcar della carta.
O senza arrivare a questo punto si ha l’esempio, più misurato e più largamente rappresentativo, di Guido Mazzoni; uomo di ingegno prima di tutto, toscano arguto e mobile e facile, pulito come una mosca, buon maestro, bel parlatore, erudito con curiosità precisa e ornato di lettere ottime, col siuto attento a ogni modernità; che non è uscito dal decoro della sua cattedra dove siede con dignità di accademico e di poeta e di sapiente; ma tuttavia, in due lezioni su tre, lascia passare qualche accenno all’estetica di Croce e si dimostra famigliare con tutte le audacie della critica teorica, rinnovatrice dei valori.
Così si trovano, con un’ombra di fisonomia distinta, quelli della generazione che valica adesso i quaranta, educati anche loro alla scuola storica o meglio ancora comparatista, ma tormentati sin dal principio dall’obbligo di mostrarsi aperti alle novità filosofiche ed estetiche e di tenerne conto nei loro lavori, che acquistano però un certo aspetto di ricchezza abbastanza naturale ed equilibrata.
In realtà sono, per così dire, strati di cultura sovrapposti, con quella precisione superficiale di chi tien dietro ai libri attraverso le recensioni, e conosce molte cose, invano. A guardar così di fuori si direbbe che il dominio di costoro siano, piuttosto che le varianti e le biografie, le fonti e le letterature moderne. Uno dei migliori, nel gruppo, è certamente il Galletti, che ha poi meriti di studioso serio.
Ma il più bel tipo è il Farinelli, simpatia dei giovani che non se n’intendono, e pur amano di
25. - Scritti di Renato Serra. - I. |