Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
364 | scritti di renato serra |
nali di Croce, letterato e scrittore, anche nella critica, misurato e piacevole e arguto nei modi tradizionali, che non son più i nostri. Ma anche le parti teoriche e morali, che derivano da lui, e sono prima di tutto l’identificazione della critica all’arte, con tutte le conseguenze intorno all’impostazione e alla risoluzione dei problemi critici, che ognuno sa, e poi l’abito della critica praticata come «limitazione» e come «superamento»; anche queste parti hanno subito una trasformazione profonda.
Lo schema della nostra critica è un altro: è il dramma spirituale.
Resta sempre l’obbligo e l’uso di ridurre l’opera d’arte in elementi intelligibili e definiti; ma quel che interessa è la loro combinazione. Mi tratta non tanto di intendere con precisione e con chiarezza, quanto di ricostruire con forza dialettica. Gli elementi astratti devono essere dedotti l’uno dall’altro, in modo da formare un quadro compatto e drammatico, ricco di contrasti violenti, di chiaroscuri e d’antitesi, che si compongono e poi si rinnovano in dissidi sempre più strazianti; si vede la lotta del bene e del male, del nuovo e del vecchio, la felicità di ciò che arriva ad esprimersi e l’oscuro travaglio delle cose che restano chiuse; si sente il peso di tutta la soma misera e mortificata che aggrava nel buio cieco il volo dello spirito trionfante.
Se pensate un poco alle analisi dei nostri critici, troverete che tutte tendono per istinto a questo schema; il dramma è da per tutto; tanto più romantico e più grandioso quanto più incerti e torbidi ne sono gli elementi. Quel che può esser perduto di meschina precisione, si acquista di pathos.