Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
le lettere | 355 |
mica col Gentile, così importante per certi riguardi, appare finora nell’insieme un po’ angusta, limitata nel tecnicismo delle formule consuete, e quasi dentro il cerchio già perfetto dei tre volumi della Filosofia dello Spirito.
Ma il Croce non è chiuso, lui, col pensiero, in quel cerchio. Continua e cammina, con moto equabile e necessario.
Non importa se, per esempio, il problema della storia avesse già avuto nei suoi libri una risoluzione elegante e compiuta. Dal punto di vista sistematico tutte le commessure e le viti potevano sembrare a posto; ma egli ci pensava ancora, con un tormento intimo e incontestabile; e ha ripreso e rinnovato la soluzione con quelle tre memorie, che per ora non escono dall’ambito sistematico (anzi rappresentano forse un accomodamento un po’ sofistico; con la distinzione di storia e pseudo storie, che corrisponde al compromesso fra concetto puro e concetto rappresentativo), ma pur hanno posato il dito su una piaga più profonda; su quell’antinomia del presente e del passato, dell’uno e dei molti, dell’identico e del distinto, che egli poteva molto comodamente, nella sua posizione trascurare, avendola già sistemata per postulato; o annullare come sogliono, giocando di prestigio, gli scolari. E lui invece non se la, nasconde, ma la affronta; non oso dire che l’abbia vinta; ma ha lottato e lascia credere che lotterà e si travaglierà ancora, con una insistenza la cui profondità ci sfugge e ci sorpassa forse.
Così ha fatto nell’estetica, in modo da progredire sopra la sua formula col concetto della liricità; e con questo criterio bisogna anche considerare le sue schermaglie contro l’idealismo attuale, che non sia solo una difesa «pro domo»,