352 |
scritti di renato serra |
|
tica col XII volume, che del resto è già scritto da tempo, cessa la battaglia e si può dir che finisca; l’opera capitale su Vico è stata stampata; che cosa resta al Croce? In quest’ultimo anno si direbbe che egli abbia voluto, con quella sua correttezza metodica, esaurire il programma della prima serie delle Opere; ha vuotato il cassetto delle sue note sulla letteratura contemporanea; ha stampato anche il volume delle moralità e delle chiose prima che invecchiassero; e adesso si ritira, comincia la serie seconda; analecta, paralipomena. Il lavoro ha un’apparenza più modesta, raccolta; è in certo modo un riepilogo, la ripresa e il compimento di certi propositi giovanili, che gli son cari, e che gli dispiaceva di aver lasciato indietro; ma adesso, avendo adempiuto il suo compito più duro, si può concedere la soddisfazione di condurre a termine anche quelli. Com’è noto, si tratta prima di tutto del De Sanctis; pubblicare i suoi quaderni di scuola, rifar la storia della sua vita, delle sue amicizie, delle sue corrispondenze; la nuova serie della Critica sarà dedicata in gran parte a questa opera lunga e minuta di bibliografia, da letterato e insieme da fedele pio. E poi ci sarà una collana di studi sugli storici italiani dell’’800, accompagnando nel campo dell’erudizione critica quelle ricerche sul problema della storia, con cui il Croce è tornato quasi appassionatamente a quello che fu il primo tormento e il primo inizio delle sue meditazioni giovanili: ricerche che si continuano in memorie accademiche, in recensioni, in episodi che non fanno rumore, e pare che abbiano un interesse più personale che oggettivo. Ma tutte le cose che fa per adesso il Croce par che valgano più per lui che per noi; anche quando egli ritorna all’edificio della sua filosofia, e ag-