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le lettere 329


Anche quando l’intenzione è sincera e onesta, questa non basta sempre a far dell’arte. Nobiltà di intendimento artistico ha Neera; e un certo ardore di sentimento, che la divide dal volgo; l’animo è puro e schietto nelle sue passioni: essa lo effonde, piuttosto che lo esprima nelle pagine gentili.

Un’altra donna che non manca di nobiltà artistica è la Guicciardi-Fiastri: profonda e tenace nello scrutar la realtà, ricca di sensazioni e di colore, che pur non risplende: qualche cosa le manca a essere felice, e si sente anche nello stile, che è laborioso e nutrito, ma senza evidenza.

Un po’ in disparte rimane Beltramelli; sospeso fra l’arte, a cui aspirava, a cui pareva destinato per tante qualità dell’ingegno, e la volgarità della maniera, che è stata la sua fortuna e la sua condanna. Adesso è caduto un poco dal favore del pubblico, dal luogo che aveva nei giornali, nelle riviste e negli aggettivi dei cronisti letterari; anche l’uomo pare che si sia ritratto alquanto nell’ombra.

Molto male è stato detto di lui negli ultimi tempi dalla critica. Egli l’aveva meritato largamente: anche senza parlare di un più recente sciagurato volume, appiccicato a quella solita guerra e relativo genio delle stirpi, con dei pezzi di cronaca, e delle parentesi di bello stile ieratico, da fare invidia alla letteratura dei militari, che sognano Loti coronato dei lauri dannunziani; e senza parlare di quell’altra novella stemperata in endecasillabi, in cui un po’ di Pascoli e la più naturalmente spazieggiata cantilena del verso par che dia una dolce novità ai vecchi clichés dell’idillio. Con queste cose egli sembra aver voluto confermare definitivamente l’opinione di coloro che