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le lettere | 325 |
banali, di tratti di psicologia acuti e generici, che non fanno persona; una sensualità non ridotta a sistema, non sentita profondamente, non analizzata e assaporata nella sua pienezza, non arrischiata, ma attenuata e alleggerita di tutti i particolari troppo schietti: una sensualità elegante insomma che sfiora le belle carni e le belle vesti, le luci della natura e la freschezza dei paesaggi, quasi attraverso il vetro di un vagone di «express»; con una vernice di mondanità e di scetticismo, non senza le sue increspature sentimentali e le sue interruzioni di solitudine morale e magari di stoicismo. Il mondo contemporaneo, fissato nella parte che interessa di più, che passa per più moderna — aristocrazia, viveurs, mondane, artisti, — ritratto con una certa verità o piuttosto esattezza, attualità di minuzie, mode, linguaggio; con una prontezza facile e sicura nel fermare i caratteri, «silhouettes» meglio che figure, pretesti di avventure e di combinazioni piuttosto che di drammi interiori; ma evidenti e interessanti. Infine un pizzico di personalità letteraria, una precisione di lingua che sa essere italiana e sfuggire gli esotismi senza bisogno, un uso parco ma notabile degli effetti di grande stile.
È la maniera; ma non bisogna scordare le facoltà reali che servono allo sfruttamento commerciale, metodico e periodico.
Zuccoli ha dei doni di scrittore, un sapore di espressione, che resiste spesso alla banalità; una certa schiettezza, che è sensuale e limpida insieme, e appartiene all’impressione nativa e lascia nella sua frase anche volontariamente asciutta e moderna quasi una vibrazione di lirismo, un fremere nervoso di accenti e sospiri e commozioni che qualche volta si effondono in certi squarci,