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le lettere 319

dici anni fa, e arricchito delle spoglie di parecchi altri personaggi umoristici; e poi le signorine «nouveau jeu», e le piccole borghesi, e le signore dell’aristocrazia, le bambine precoci, e le mature che non si rassegnano, le cameriere e le attrici, tutto un mondo di tipi conosciuti, ma cambiati di vesti e di pettinatura, adattati, alle novità dell’ambiente in cui lo sport e il tango e la letteratura sostituiscono fino a un certo punto l’adulterio, o almeno l’amore.

Allo stesso modo si potrebbero scoprire i moduli dell’intreccio, di cui ognuno ha la sua origine, talora classica e talora anche assai umile: con delle curiose contaminazioni del resto, per cui dei villani o dei borghesi con la durezza e la tristezza del dramma realistico da cui son tolti, figurano in una favoletta ironica e commovente; oppure dei figurini dannunziani recitano una vecchia scena di gelosia rusticana. Ma tutto è così ben lisciato, ripulito, tirato all’ultima vernice, che non si senton contrasti o disuguaglianze; si ha quell’impressione di roba quasi vera, e con dei particolari nuovi, d’attualità, che piacciono meglio sopra uno schema famigliare; quel senso di interesse drammatico non eccessivo, di decoro letterario non tanto squisito da affaticare, di solletico sensuale non tanto sfacciato da poter cadere in discussione, di analisi psicologica non tanto acuta da sorprendere; linguaggio, situazioni, passioni, umorismo, effetti pittoreschi o letterari o sentimentali, tutta roba che è press’a poco come dev’essere, e che passa sotto i nostri occhi con una facilità naturale e sicura e corrente nelle pagine che si somigliano tutte, sotto un titolo che cambia ogni volta.

Questa è l’unica differenza alla fine; il titolo,