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310 scritti di renato serra

sopra tutto. Altri ne ha scritti A. S. Novaro; seguitando il Pascoli, con molta gentilezza qualche volta, come in certe cantilene infantili.

E poi c’è la Guglielminetti, che ha scritto pure dei versi, levando qualche rumore; e a dire il vero nei primi pareva di sentir qualche cosa; non soltanto quella tale femminilità, che ha fatto colpo mentre era del più vecchio esibizionismo; ma proprio un tintinnio di rime, come campanelli di Titania.

Doveva essere un’illusione; perchè dopo son venuti soltanto dei distici (secondo il sistema di Gozzano) della più ingrata e opaca fattura: episodi di una sensualità banale, raccontati con l’egoismo angusto e ingenuo che è di tante donne: hanno ottenuto un effetto di prima lettura per il contrasto fra la sincerità abbastanza brutale delle cose con l’impaccio un po’ goffo della espressione; pareva semplicità e squallor di passione, ed era soltanto la povertà di una brutta provinciale in tunica egizia.

Un altro nome che ha cambiato suono; come una campana che diventa chioccia, Cavacchioli. Aveva cominciato con un volume di versi, pieno di impertinenze, di spiritosaggini scapigliate e sciupate; ma con delle delicatezze qua e là, delle rime trovate, delle piccole novità piacevoli. Adesso fabbrica dei melodrammi, degli articoli da giornale, e paga di tanto in tanto il suo debito alla fratellanza futurista con una filza di versi, in cui di suo non c’è proprio più nulla; carovane di frasi in ischiavitù, descrizioni pesanti e truculente che potrebbero recar la firma di un qualunque Luciano Folgore o Dinamo Correnti.

C’è ancora, fra i giovani, Saba che mostrò una certa personalità sentimentale, non precisa