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298 scritti di renato serra

tutte quelle poesie fossero scritte colla stessa acqua chiara, di lui si ricorda il nome, con una impressione di facilità, di scrittore rapido, abile a fare un po’ quel che voglia.

È l’impressione che fanno anche le sue novelle; che se si dovessero prender sul serio sarebbero un problema curioso; come si può unire la sensibilità dei versi alla facilità di questi bozzetti, di tipo così comune, che non si sanno distinguere dalla solita roba mezzo realistica e mezzo sentimentale che si trova oggi nella quinta colonna di tutti i giornali, con un nome sotto di uomo o di donna, che non fa differenza! (Pensate a un Carducci che invece di scriver la prosa delle Confessioni, scrivesse dei «bozzetti militari»; a un Verlaine che invece delle Histoires comme ça o delle Mémoires d’un veuf ci desse una prosa alla Coppée, di Tonte une jeunsse). Del resto quelle novelle, senza carattere e senza ironia, son tutt’altro che spregevoli; la mediocrità delle intenzioni artistiche lascia libera la mano dello scrittore, che è naturalmente felice; non cose nuove, nè paesi, nè anime scrutate e penetrate; ma una certa vivacità di impressioni; una piacevolezza di figure fermate prontamente e di casi raccontati bene, una fattura svelta e chiara, che interessa e non pesa. Questo corrisponde all’abilità del far i versi, e finisce di spiegare la fortuna libraria del Moretti, che per l’altra parte è dovuta alla rapidità della produzione, che s’impone al pubblico; e a quella facile perfezione nel fabbricare l’articolo di moda, che permette ai nostri critici di distinguerne la formula con più comoda banalità — è molto più facile, per esempio, da questo punto di vista, descrivere il mondo poetico di Gozzano in Moretti, che non direttamente nell’inventore! —