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260 | scritti di renato serra |
autorità e di disciplina; è anche orgoglio di cultura e intenzione di nobiltà, non mai formula o modello.
Al più si potrà vederne qualche riflesso — che per altro non si può dire effetto — nella cura e nel decoro, che abbiamo già ricordato, delle scritture; nel linguaggio più ricco e più schietto di una letteratura, che ha rigettato da sè ogni servitù straniera, e si afferma sempre più francamente italiana.
C’è un fatto, nella storia di questi anni, un grande fatto politico e nazionale che pare assuma anche per la letteratura il valore di un simbolo e di una definizione. Non importa aggiunger parole, poichè si tratta della guerra di Libia.
La nuova affermazione dell’Italia, come forza militare e unità morale, avrebbe trovato una coincidenza in quella sorta di crisi di una letteratura, a cui la liquidazione del passato dava una apparenza di devastazione e di oscurità; ma il terreno ingrato era pieno di travaglio segreto e di potenza; e il vento della fortuna e della gloria nazionale vi passava sopra rivelando la ricchezza della primavera.
Quelle che erano prima tendenze e fatiche un po’ disperse, un po’ confuse, miglioramento della cultura e accrescimento della dignità artistica, risveglio della coscienza critica e senso nuovo del lirismo, hanno acquistato, nel rinnovamento della coscienza nazionale, un suggello di orgoglio e di felicità, che è sopra tutto italianità.
Il momento letterario: particolari.
Questo è quello che dicono tutti; e che noi abbiamo registrato con la fedeltà meccanica del