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254 | scritti di renato serra |
ciale umanitaria e l’estetismo, tutte le scuole e le mode straniere, da Anatole France ai simbolisti, da Tolstoi a Nietzsche, senza parlare degli episodi più prossimi. E ricordiamo anche dei nomi, oltre a Carducci e Pascoli; Oriani, Fogazzaro, Graf, Rapisardi, De Amicis, Ferrari, Aganoor….
Che cosa ne resta in noi, dopo i funerali e le commemorazioni? Se si toglie qualche eccezione, che poi vale fino a un certo punto, il silenzio è sordo e uguale per tutti. Come poco tempo è bastato a sommergere rumore e reliquie! Pare che l’acqua le abbia coperte, o piuttosto la sabbia che è più muta, più anonima, innumerevole e liscia, che non schiaffeggia con le onde, non combatte, non rompe, ma cresce coi piccoli grani infiniti e si posa come un velo e assorbe e ingoia nella profondità vana e deserta. Chi cerca questi libri, che ci appassionavano ieri, chi si accosta a questi uomini, per impararne ancora qualche cosa?
Qualche fedele antico, o qualche giovane che ha un libro da fare, la sua casetta da costruire, e s’attacca al morto di ieri come s’attaccherebbe a quello di trecent’anni fa: come l’ostrica allo scoglio ignoto.
Ma il resto è andato: se n’è andata più ancora che la memoria e la nominanza verbale, l’attenzione e l’interesse intimo; si ripetono ancora forse quei nomi, quando l’anniversario o l’occasione li porti, con l’accento del rispetto e dell’ammirazione, ma in fondo in fondo ognuno sa che quello è solo un tributo di pietà, ognuno sente di non aver più niente da domandare, che la loro lezione non ha più efficacia, che il loro esempio è passato di moda, che la loro arte è diventata troppo ingenua o vecchia o insufficiente per noi.