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coscienza letteraria di renato serra xxi


l’ansia dello spirito, quando vedete su quegli occhi grigi l’ombra del pensiero e del sogno trascorrere come l’ombra della nuvola nel cielo, allora sentite che è lui, Pascoli, il poeta.

Come tutto qui è ben proporzionato e diviso! Due parti grandi, e in mezzo, a modo di legatura, una riga sola: Ma si volta; vi guarda, vi parla. La composizione di esse parti è delle più naturali e parlanti: nella prima assecondando l’occhio a figurarsi la persona intera, nella seconda facendo dei quattro motivi quasi un concerto, e movendoli insieme. Non ha fretta di dire, nella prima parte, è un romagnolo schietto, per poi ancora dire dei nostri agenti di campagna. Questa sarà, se mai, la necessaria conclusione, e tutt’in una volta determinata, come vedremo. Gl’importa di dare invece subito un’immagine dell’uomo, della sua persona mortale (se vi cammina davanti, tarchiato nella sua statura mezzana), e lavorarla per gradi. Ecco l’impostatura così spiccata del petto, e le spalle, e le braccia corte, e quel dondolio impresso dal moto del passo. Poi il collo taurino, la testa forte, e il cappello largo e molle. È un fattore del più buon ceppo romagnolo. Tutto in ordine, tutto in una progressione impeccabile. Ma si volta; vi guarda, vi parla. E quel voltarsi, guardare, parlare riempiono la seconda parte. Si volta, ed ecco l’imprevisto, l’inaspettato. Già nella parola tradisce un’inquietudine, un turbamento, pure con quel suo timbro che pare senz’accento; e ciò che la parola non dice lo dicono i movimenti rapidi e profondi a cui la parola a ogni tratto vien meno. E guardate la fronte, che segni porta, e che significano quei segni (il travaglio e l’ansia dello spirito), guardate quegli occhi, occhi grigi, ma con un’ombra che dice più che non dica quel co-