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248 | scritti di renato serra |
innalzamento di animo e di spiriti, allargamento di orizzonti e di conoscenze, riallacciamento alle tradizioni più grandi, cultura e classicismo e italianità, ecco le frasi e i motivi che tutti abbiamo negli orecchi e che ci rendono a primo tratto l’impressione del momento, la fisionomia e i caratteri dell’Italia letteraria d’oggi nella sua realtà; o almeno nei discorsi e nella opinione di quelli che, come autori o come lettori, la formano.
Non sono chiacchiere soltanto. Se ci fermiamo un poco a osservare, miglioramento e novità si trova da per tutto.
C’è, per esempio, solo al paragone di pochi anni fa, un miglioramento innegabile e notevole in quel che si potrebbe dire il materiale letterario: nella forma e nella tecnica dello scrivere, nel fondo comune della cultura, e in genere nel costume letterario, nell’insieme degli obblighi, degli ideali, delle convenienze accettate da tutti.
Si scrive meglio. Lasciamo stare il valore artistico di quel che si scrive, che è fortuna personale: ma quel che è uso e patrimonio comune è migliorato, ha acquistato una certa unità, un decoro e una abbondanza che sarebbero la consolazione dei nostri vecchi critici, che piangevan le sorti d’Italia su ogni errore di lingua e di grammatica.
Quello che sembrava un mito, un ideale favoloso e impossibile, perseguitato senza posa attraverso i secoli della nostra storia, l’unità della lingua e del tipo letterario, oggi comincia a essere un fatto compiuto e pacifico, tanto naturale che la gente quasi non se ne accorge. Ma è un fatto: quelle venature così profondamente diverse che variavano e sconciavano le scritture soltanto di ieri sono scomparse; non si sente più, oggi, a leg-