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240 scritti di renato serra

sue spese; un po’ di roba illustrata, i libri scolastici, e la pila gialla dei francesi: oggi, dietro i vetri ben tersi, è un’abbondanza nuova di volumi che s’affollano, si sovrappongono, ritagliano, l’uno sull’altro, le riquadrature e i gradini e gli sfondi di una prospettiva geometricamente calcata e massiccia: bianco sul giallo, rosso sul verde, cuoio vecchio e mattone cupo, oro nuovo e nero liscio di caratteri sulle carte granulose o inamidate, costole di ogni spessore e copertine di tutti i formati, edizioni di tutti gli editori, dànno la scalata su su fino all’ultima cornice della vetrina, dove la prima riga del titolo delle cose rimaste da ieri spunta a mala pena e par che si abbatta, sfuggendo, di scorcio.

Ed è tutta roba stampata in Italia; a Milano, a Torino, a Roma, a Napoli, a Bari, in Sicilia, in Abruzzo, un po’ da per tutto. C’erano in Italia poche case editrici veramente importanti, che si dividevano tranquillamente le specialità e le regioni letterarie: accanto, nell’ombra, le rade e lente stamperie di provincia, e poche officine mezzo di contrabbando delle contraffazioni e della roba da muriccioli. Adesso è un diluvio di carta stampata che riunisce da ogni parte, moltiplicando le copertine e le etichette; gli editori nuovi sorgono accanto ai vecchi, nelle città grandi e nelle piccole, crescono; a poco a poco e si trapiantano, quasi da monte a piano, dalle provincie ai centri maggiori, e lavorano tutti quanti con una energia, con un coraggio e spesso con una serietà da far meraviglia.

Chi dice editori, dice anche autori. Gli uni non possono crescere senza gli altri.

E se accanto ai libri mettete poi i giornali, le riviste, tutti i fascicoli grandi e piccini che si