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238 | scritti di renato serra |
un’opera di teatro, restringeremo questo volumetto nei limiti della letteratura strettamente intesa.
Le notizie accessorie intorno ai movimenti e all’operosità, che può avere pure un riflesso letterario, o nel valore o nella curiosità, hanno posto in un altro volume.
Questo poi non è un repertorio nominativo dei letterati italiani, con cenno biografico e bibliografico: e non è neanche un capitolo di storia o di critica letteraria.
È una cronaca; in cui si rende conto dei libri e dei loro scrittori, dal punto di vista del pubblico che legge e secondo la più comune impressione.
Ciò non consente personalità di analisi o di idee. In compenso, ci troveremo sopra un terreno sicuro; almeno per oggi.
S’intende che codesta impressione sarà notata nei suoi elementi più sommari e più netti, rendendo alle parole e ai giudizi il loro valore schietto, che va perduto nella conversazione; dove si dice, per esempio, un eccellente scrittore, volendo significare un asino che ci diverte, o un nobile artista, di quell’altro che non ci ha fatto niente di male. Scrivendo, conviene rettificare.
Infine, è noto che l’impressione del pubblico è spregiudicata, nella sua schiettezza, ed fatta di curiosità, di inesattezze apparenti, ed anche di ombre e di contrasti e di malignità, che nessuno dice ad alta voce, ma che tutti sentono e raccolgono.
Naturalmente la nostra cronaca non poteva seguitare tutti gli umori e i capricci della stagione: ma doveva tenerne conto. Anche certe ingiustizie sono un colore del tempo e un elemento di fatto, a cui non si può pretendere di sostituire una giustizia superiore. Almeno io.