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234 | SCRITTI DI RENATO SERRA |
lì, quadrati, lavati, brillanti nella via che sale a poco a poco — sicuro, è nel salire che la strada ci viene incontro e si fa guardare!
D’abord rien ne me charme autant que les pavés. |
E c’è una chiesa che nasce dal suono.... Si fa presto a dire che questo è un trucco alquanto famigliare dello scrittore:
«Ding!» La demie d’une heure? O magie d’un seul son! |
Ma qui si sente perfettamente che prima la chiesa non c’era, era tutt’uno con le altre cose, coi tetti, col lastricato, col deserto insonoro; è il tocco della campanella che le restituisce una esistenza visibile e vibrante, colla sua fronte, il rosone, il piccolo campanile che cresce: ogni onda delle molecole sonore crea un fremito e aggiunge un grado alla mole, che è di pietra insieme e di gioia incorporea.
E in fine, la fine! L’ombra del maniero arriva non veduta, e si versa nera sull’uomo che cammina; come una cosa piovuta dall’alto sul terreno nudo, spegnendone tutta la sonorità; e sotto si vedono i tetti fini, le case raggruppate e addossate nello scorcio della salita; e tutto questo si sposta, si muove, scivola e si agita insieme col poeta che sale svelto, e poi si volta sul culmine, resta lì ridendo, a contemplare lo spettacolo che si raccoglie e si riordina ai suoi piedi, a sbatter le mani alle finestre che si aprono: ed ecco il risveglio è