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RINGRAZIAMENTO A UNA BALLATA DI P. FORT 231

tarne la promessa vibrante fino al termine; ed è la perfezione chiara e solenne di un verso librato ugualmente su tutti i suoi quattro accenti; con un effetto di calma cantante, che si schiarisce nella rima, ma non finisce, e spazia ancora nel silenzio della lunga pausa.

E poi.... la cincia ancora, e l’allegrezza degli angeli. Nul bruit.... Un chiacchierio di paradiso in mezzo alla pace.

Ma non si può restar sempre in paradiso. Ascoltando, il silenzio si determina in un brusio di fontana, di due, di tre fontane; e la musica si restringe, in una parentesi sommessa, intorno a Racine. Le parole riacquistano il loro significato logico. — «Est-ce du bruit cela? (Ses vers en étaient-ils», — e la parentesi si corrusca in una riflessione facile come un gioco di parole, come un gioco di suoni, di cui il susurro si prolunga e s’invola sull’ala di un verso veramente divino,

                              Ses vers en étaient-ils,
à ce disert conteur des plus divins mensonges?
L’eau coule et le vers chante et fluit, tout n’est qu’un songe).
O la Ferté-Milon, bruit n’est que de mésange,
adonc, et je l’ai dit, sans doute pour les anges.

Un verso che non è altro che il prolungamento, nel senso e nel suono, del luogo comune di prima; ma il suono è diventato una meraviglia di leggerezza e il senso pare che renda lo spirito mobile e delizioso di tutta la ballata. La conchiusione del periodo dovrebbe essere, a fil di logica, un compimento necessario, ed è invece un’invenzione, una di quelle aggiunte piccole che mostrano la natura sottile del poeta, con una sveltezza di parole che è una gioia simile al gioco mutato e pur continuato della rima, da mensonges a mésange.