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RINGRAZIAMENTO A UNA BALLATA DI P. FORT 225

de la ville. Egli si è alzato apposta all’aurora, per vedere svegliare la piccola città della Ferté-Milon; ha fatto una passeggiata per le strade, e ne ha cavata una poesia. (Sapete bene di che sia composta: esce, soffiandosi sulle dita per il freddo dell’aria: s’avvia, in mezzo alla calma dell’aurora. La città pare che debba essere offerta agli angeli.... Rumor di fontana, e l’ombra di Racine che vi si specchia. Si vede il canale, il ponte; un falcetto di luna ancor sospeso nel cielo. Le strade vuote, senza ombre; anche l’ombra del poeta è così tenue! Che sia un’anima solo? no, perchè ecco, sternuta. E seguita a camminare; guardando i tetti, le nuvole; attraverso cui forse si può arrivare a Dio. Cammina sui ciottoli ben lavati, della strada che sale a dominar la città: una campanella; la chiesa, il campanile che sale verso il cielo; i tetti che sfilano in fondo alla strada in discesa; i camini, le banderuole: gli alberghi colle loro insegne. Seguita la salita. Ecco improvvisa addosso l’ombra del castello che intercetta la luce e sveglia di soprassalto le case: sotto, tutte le imposte si aprono, sbattono contro il muro, e il poeta anche lui batte le mani).

È uno dei suoi procedimenti favoriti: la passeggiata per guardar delle cose e poi raccontarle (lo stesso motivo, elevato di un grado nell’intenzione, ci dà quel contemplare puro che crea le cose, in un’altra serie di poesie; e sono i due schemi di una gran parte dell’opera). Potrà parere un po’ ingenuo quest’uomo che si porta intorno così superbamente il suo confessato intendimento di trovar della poesia in tutte le cose che vede. Ma è anche onesto: egli non aspetta e non finge le ispirazioni del demone ignoto.

Il dono poetico in lui è qualche cosa di più