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218 | SCRITTI DI RENATO SERRA |
detto di sè stesso: «Recréateur, ô visionnaire, si vous êtes l’esclave noir de l’Orient de vos symboles, vous êtes le germain, le maître blanc de vos paroles»?). E poi accanto alla metafisica e alla delizia sensitiva o sentimentale, voi troverete nelle Ballate Francesi tutti quanti i generi e le forme dell’universo poetico, esemplate a una a una con una ricchezza che potrà essere ingegnosa ma non è certo naturale e necessaria: c’è dell’arcaismo e del pittoresco, la storia di Francia e la mitologia classica, inni e idilli e canzoni per tutti gli argomenti. Il creazionismo non esclude un po’ di retorica. La materia di quei tanti volumi di ballate che a scorrer solo le tavole, come ho potuto far io, pare infinita come il cielo, — ogni titolo una stella, — si deve ridurre in parte a un repertorio di motivi meglio che di invenzioni poetiche.
A ogni modo, bisogna vedere. Malgrado tutte le riserve e lo scetticismo, sento bene che c’è qualche cosa in questo poeta, anzi in ognuna delle strofe chiuse nel volume, il cui valore non è affatto esaurito dalla mia impressione generica. Mi figuro che cosa possa essere, ma solo fino a un certo punto. Ciò mi stimola a entrare più avanti, fino a trovare, almeno quanto è il mio potere, il fondo.
Per altro, non è già stamattina ch’io mi metterò a leggere con lo scrupolo preciso dell’uomo, che soddisfa un debito della sua coscienza, verso un altro uomo, che egli ha giudicato, prima di averlo conosciuto: o peggio, con la serietà di chi si pone un problema intellettuale. Potrò anche prendere questi abiti, un’altra volta; poichè tutto è possibile. Ma adesso non cerco molto più che una distrazione, nella forma più comune; un poco di svago e di piacere per i miei sensi smussati.