Pagina:Serra - Scritti, Le Monnier, 1938, I.djvu/263

216 SCRITTI DI RENATO SERRA


È una impressione che si collega in me a molte altre, della nuova arte francese; animata, dal simbolismo in poi, da spiriti profondi e generosi, tendente a una purezza di ispirazione e a una sincerità di lirismo, che appare inattaccabile dal punto di vista teorico. Soltanto vien fatto di domandarsi se non si tratti di una purificazione teorica appunto e morale meglio che artistica....

Penso, fra gli altri, a Romain Rolland; in cui ho trovato un sentimento così serio dell’arte, uno sforzo così assiduo di realizzare la vita nella sua interezza, fondendo i drammi del pensiero e della verità nell’orchestra delle passioni; e tutto questo rimane nella sua pagina in uno stato, per dir così, elementare, come uno schema stimabile e alquanto scarno. Rolland mi ha preso, attraverso la sua povertà, con una forza differente. Non so se ce ne sia altrettanta in Fort; sebbene la natura di costui sembra più fina, più inventiva, più genialmente artistica. Ma non è natura creatrice. Nulla si è staccato per forza propria e definitiva dalle strofe che mi son passate sotto gli occhi; fuor che delle impressioni un po’ generiche, per quanto non banali, di malinconia, di musica, di leggerezza e sopra tutto di sensibilità abbastanza diffusa e vivace da permettere ai critici giovani di chiamarlo, con dei nomi sottili, fauno, silvano démone familiare della terra di Francia.

Due versi mi si sono stampati nella memoria, e riassumono perfettamente questa impressione:

Tout mon corps est poreux au vent frais du printemps....
Partout je m’infinise et partout suis content.

Bellissimi versi, prima di tutto; tanto è vero che non li ho saputi mai più scordare. Ma non ci