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severino ferrari | 173 |
da dire, finiva per dirlo più schietto. Invece il Pascoli, anche in Romagna, anche nell’Ultima passeggiata, ciò è nelle cose sue dove si sente meglio l’amicizia, fin dalla iscrizione, aveva dei momenti di fiacchezza un po’ fredda, un po’ scolastica.
Severino aveva l’efficacia della sua fatica.
Meno molle, meno effuso, meno alato del Pascoli, con quei suoi moti bruschi, a cui talora la poesia fuggiva e restava solo il vano, il difetto (leggete di seguito la storia dei Nidi), con quella esattezza un po’ stentata, aggiungeva talora una evidenza squisita.
beccandosi i piedini. — Or dite — un uovo |
Qui c’è il Pascoli e qualche cosa di più. La freschezza dell’idillio e delle sensazioni così gentilmente trovate nel parlare degli uccellini, è fatta infinitamente più cara dal lavorio intelligente della elocuzione e della rima.
Così altrove tante volte. I versi pascoliani, cantanti e squillanti, cadono in mezzo alla verseggiatura per solito più sostenuta lavorata e un