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166 | scritti di renato serra |
faticoso, sì che più grata riesce, a tratti, la fatica felice:
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Sentite quel non so che di inciso, di cincischiato, la premura e quasi rancura di dire parte a parte la cosa che vorrebbe sfuggire? Quante virgole, a segnar quasi l’intarsio di queste tesserule poetiche, ma anche quanta vivezza, e forza nuova!
Questa è la grazia e il sapore dell’elocuzione, che notammo già in Severino; questa è la bontà di quei versi che ad ora ad ora gli sgorgano, con più sollevato e spazioso respiro:
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Dovrò io ripetere quei versi che ognuno ha quasi a memoria, quei versi in cui la figura di Severino è più compita e vicina a noi, e l’odore di giovinezza e la simpatia dell’uomo modesto buono semplice si fondono con la grazia e con la modestia del suo dire, tanto che non si sa quale in fine rimanga cosa più cara?
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