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severino ferrari | 153 |
vita propria nè anima. È uno scherzo d’amici stiracchiato ad allegoria; e se come scherzo è arguto, fiorito di allusioni e di sorrisi e di malignità, come poema poi è freddo e vuoto. C’è della bravura, delle rime rare, delle strofe ben tornite, qualche nota soave; ma il tutto insieme non supera l’eccellenza di una esercitazione studentesca, accozzata alla rinfusa, piena di contraddizioni e di falle nella fantasia, dura e un po’ pedantesca nel tono.
Quel che si pregia, oltre al gusto sano di chi divide gli odi e gli amori del Carducci, è il lavorio dell’elocuzione; innamorata dei classici e del popolo, doviziosa, variata, ricca di intenzioni e di studio; ma questo può piacere come preparazione buona alla poesia, poesia non è.1
- ↑ Prendo pochi versi a caso:
Su molte scimie dal viso musorno,
scimie bimbette, il guardo si fermò
Quattro ne vide sotto un verso esamentro,
a onde balenando a spinapesceOppure:
Si diceva, e poppava a quando a quando
le mammelle alle nubi. Anche la buona
signora, dameggiando, sninfieggiando
l’atticciata sbracata sua personaNon sentite qui una ricchezza di elocuzione che è fine a sè stessa, è fredda e non espressiva; non fa immagine?
E ancora:
La rondinella ed il riboboletto,
o manzoniano, o cane, alla natìa
aura perchè strapparli? e a gran diletto
ingabbiarli, ingrassarli? nella stìa