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138 scritti di renato serra

ricchezza di quegli scrittori che sembrano poveri; ma i loro fiori odorano in mezzo alla solitudine.

Questa non è sola operazione di contrasto o di prospettiva; per la quale in un parlare parco e dimesso, poche delizie sieno fatte più grate dall’ombra circostante.

La ragione vera è nell’animo del Panzini; il quale si sente troppo bene che dice tutto sul serio, non per moltiplicare la fatica allo stampatore o per illudere gli sciocchi, ma per un movimento serio e sincero della passione. Come è sincero negli abbandoni, nelle imperfezioni, nelle goffaggini, così è sincero nei momenti felici e nelle cose belle.

Allora la sua espressione cade con una armonia naturale, che comunica alle parole nude una pienezza dolcissima di suono. Allora sorgono quelle descrizioni, quegli spunti di paesi o di figure, quei movimenti d’elegia che senza avere in sè stessi niuna parte molto nuova o acutamente frugata ed espressa, restano pure nella memoria come bellezza viva.

Sono motti brevi: «La domenica, ad ora ben tarda, cessano i canti (dei lavoratori) con sollievo delle Muse, ed i grilli riprendono l’impero della notte serena». Che cosa può essere più semplice e anche, nei suoi elementi, più comune di questi grilli e di questa notte serena? Eppure l’anima si trova colma di ogni senso di pace e di frescura piovente in quelle brevi note e vaghi rumori che compongono il silenzio notturno.

Quante potrei citare simili strofe di una poesia che non ha fatto a tempo a nascere nella sua pienezza, ma è rimasta così come qualche cosa di pendulo e leggero nell’aria, che seconda la voce riposata del dicitore.