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per un catalogo | 97 |
tiche o a viltà; considerando e cercando e illustrando ogni cosa nella sua sincerità, punto per punto e pagina per pagina, studiando gli scrittori nella loro opera effettiva e le opere d’arte in tutti i loro accidenti e problemi veri, particolari, propri, con una sicurezza di sguardo e con una liberalità di cuore, che conforta a ripensare. Però dico che tutti quelli che si sentono portati dalla natura ad amare le lettere o, se volete, i libri, e a fare della loro consuetudine la consolazione e il fine della vita, non possono avere miglior maestro di lui.
E poichè navigare eternamente fra le nuvole degli astratti non può piacere a nessuno, io voglio che prendiamo uno scrittore fra i nostri e che ci proviamo a leggerlo insieme col Carducci, a paragone con quale si voglia altro. E sia il Petrarca.
Dico che ancora oggi per leggere le rime del Petrarca, per leggerle dico con diletto e con giudizio sicuro e con penetrazione sincera di quelle che sono qualità intime ad esse, niente può valere la edizione commentata da Carducci e Severino Ferrari, e che di quanto il discorso sull’opera di Francesco Petrarca, a parte la eloquenza e la mollezza lirica, cede in parecchi punti al Saggio critico sul Petrarca, di tanto quella edizione poi vince e il Saggio critico e gli altri commenti e tutto il resto. Ma questo si deve dimostrare.