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per un catalogo | 77 |
forma dei tipi ci possa consolare gli occhi e invitare all’amico riposo.
Chi ha nominato l’Italia? quasi che questa fosse la scelta degna di rappresentare durabilmente il nome di lei e la voce del suo passato....
C’è qualche cosa in fondo all’animo nostro che si agita con mormorio di inquietudine e di scontentezza. La quale non voglio, e forse non saprei io discorrere con precise ragioni. Ma penso confusamente a tutto quello che c’è, nel catalogo d’oggi, di meschino e di effimero, limitato ai bisogni e ai gusti e alle abitudini di un momento molto particolare della nostra cultura, anzi del nostro insegnamento: penso a questa presunzione quasi pedantesca di voler rifare il canone dei nostri scrittori, quello che tradizione e storia avevano fermato negli anni e impresso nella forma della nostra mente. Questa presunzione non sarà, non è certo e non può essere, nel promotore; ma io la intravedo nei collaboratori, ma la sento nei lettori e in tutto quanto il volgo profano.
Quel che s’aspetta dai più non è già un dono modesto di sane e pulite edizioni, ma un rovesciamento di valori, qualche cosa come la nuova automobile di Edison o il viaggio del dottor Cook.
Povero dottore! Egli almeno ha sofferto il freddo del cerchio polare e ha vissuto i lunghi mesi solo in mezzo al ghiaccio pulito: ha pagato col dolore e con la fatica il suo diritto di dire dello sciocchezze. Questa gente che ho intorno è tutta sporca d’inchiostro, brutta e pettegola; non può essere sano quello che promette tanto pascolo alla sua ignoranza ambiziosa. Pensate che quasi per ogni nuovo volume di questa raccolta sarà possibile un articolo su certi giornali, che i nomi di un lirico del seicento o di un trattatista del