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per un catalogo 73

sere riletti e a durare nella memoria. Ma per gli scrittori italiani non contemporanei, quanta fatica! Era come una selva rada insieme ed aspra; dove trovare un libro non era meno malagevole che trovarlo buono. Abbiamo conosciuto l’irritazione del desiderio insoddisfatto, verso il volume che mancava perfino alla Biblioteca pubblica; e la stizza dell’edizione perfida e corrotta, venuta con troppa furia alle mani inesperte.

Tutto questo sta per finire: ed è bene che sia così. Oramai potrò maneggiare dei libri italiani, e metterli in ordine sul mio scaffale, con quella stessa fiducia rispettosa che ora provo, poniamo, per le edizioni di Lipsia: mi basta di vedere la copertina di quell’umile aranciato, colore un po’ stinto degli studi oscuri e della spesa mezzana, perchè tutta la stima accumulata da lunghi anni si risvegli nel cuore; prendo il volume e lo metto al posto con la sicurezza di poterlo aver sempre pronto, di qualche eccezione singolarissima in fuori, a ogni mia necessità di leggere e di rileggere e di citare, senza sospetto. Saran finite le incertezze, le diffidenze, gli esami laboriosi, le lunghe ricerche di consiglio presso i manuali, le esplorazioni dei cataloghi e delle mostre antiquarie e dei carretti dei libri d’occasione.

Sebbene, anche in ciò era qualche grazia, e ne resta qualche malinconia. Io parlo per quelli che intorno alle pareti della loro stanza hanno degli scaffali popolati da una folla di volumi vetusta e diversa, dove i testi scolastici e l'Ariosto e il Guicciardini vecchio di casa si trovano accanto alla serie azzurrognola, alquanto sbiadita e gualcita, delle edizioni Sonzogno; qualche volume arancione dei classici italiani di Milano 1802 si appoggia mezzo sciancato a certe edizioni legate