In poco d’ora son vomeri e scuri
E falci e seghe, e d’altrettali arnesi
Moltiforme famiglia. Il fabbro adusto
Attendere non può la sua mercede, 65Per l’opra che sudando e trafelando
Coi poderosi muscoli conduce,
Finchè l’incerto prezzo a me compenso
Della materia e a lui renda dell’opra.
Incerto prezzo sì, che la speranza 70Terrebbe a lungo in bilico sospesa,
E nove volte delle dieci alfine
Disperderebbe al vento. A te la vana
Speme non empie l’affamato ventre;
Ne del mercato a sopportar gl’indugi 75Apprese ancor lo stomaco digiuno.
Quindi a patti veniam: io del mercato
Alla sorte volubile m’inchino,
E a te di giorno in giorno offro tributo
Di numerata e facile pecunia, 80Che prevenendo le non degne offese
Del tempo e di fortuna, il tuo compenso
Col presente salario rassicuri.
Nè porti dell’altrui colpa la pena,
Se dai fallaci calcoli discordi 85Il vagheggiato lucro, ond’è ragione,
Ch’io dell’impresa sol maestro e duce
Soffra la pena e il guiderdon consegua.
E il guiderdone avrà titolo e nome
Nelle singole sue parti diverso, 90Sia che dell’uso il danno si rintegri,
O col profitto de’ risparmi antichi
De’ nuovi studi la mercè si accordi.
De’ sofisti la querula sentenza
Invan presume rovesciar dal fondo