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SERMONE DECIMO.
IL SALARIO.
Come al lavoro la mercè s’adequi
Or ne giovi saper; ma in pria rammenta,
Che da sorgente duplice la nostra
Dovizia nasce e propagata cresce,
5Per natura e per arte. Invan presumi,
Che la natura vergine ti schiuda
Il sen ritroso e alle tue voglie arrida,
Se all’opra dell’ingegno e della mano
Volger non degni l’amorosa cura.
10È stimolo il bisogno, è la fatica
Prima condizïon, che al fine adduce
Dei bramati compensi. Alla potenza
Della mente e del polso altra ne aggiunge
Il provvido consiglio, onde una parte
15Del frutto, ch’oggi raccogliesti in premio
Degli sparsi sudori, accortamente
All’indoman riserbi. Un sudor novo
Con validi strumenti indi risparmi;
E di novelli studi a te prepari
20Ozi felici, ed all’età lontana
Fonte perenne di più ricca vena.
De’ varïati obbietti intorno sparsi,
All’uopo nostro, formasi il tesoro,
Che ricchezza si appella; e tu di saggio
25Il vanto merti allor, che l’importune
Voglie frenando, a più leggiadre imprese