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86 sermone nono.

     Degli elementi, onde la terra e il mare
     Ed il cielo s’impregna, a poco a poco
     La possanza mirabile ne scopra,
     Ed all’imperio suo la sottometta;
     235Apprendendole a far ciò che per esso
     Impossibile fôra, o grave troppo
     E modesto ed acerbo; e per lung’ora
     Lo toglierebbe a più gentili cure,
     Ed a più belle ed onorate imprese.
     240Dai più semplici arnesi e più negletti
     Ai più stupendi e nobili congegni
     Tutti fanno quel vero manifesto,
     Onde tu movi querimonie eterne,
     E altri più saggio ne ringrazia Iddio.
     245Vedi quel masso enorme a cui di dieci
     E dieci il braccio a smuovere non valse?
     Tu premi il capo di frapposta stanga,
     E solo basti a sollevarlo, e basti
     Coll’aiuto di canapo possente,
     250Avvolto intorno all’aggirato fuso,
     A trarlo in alto e incoronar la cima
     Delle torri superbe. Il minaccioso
     Maglio, che piomba a conficcar le antenne
     Sotto i profondi vortici del fiume,
     255Quai ci risparmia inutili conati,
     Ed arreca servigio ed opra compie!
     L’acqua, che per nativa indole tende
     Sempre alla china, con opposto verso
     Ascende là dove l’accorta tromba
     260Colla dischiusa valvula l’appella.
Ma tu riprendi: — No, queste non sono,
     Queste non son le macchine proterve
     Ch’io pavento e condanno. Al mio dilemma
     Bada e risolvi. O mal l’opra risponde