Degli elementi, onde la terra e il mare
Ed il cielo s’impregna, a poco a poco
La possanza mirabile ne scopra,
Ed all’imperio suo la sottometta; 235Apprendendole a far ciò che per esso
Impossibile fôra, o grave troppo
E modesto ed acerbo; e per lung’ora
Lo toglierebbe a più gentili cure,
Ed a più belle ed onorate imprese. 240Dai più semplici arnesi e più negletti
Ai più stupendi e nobili congegni
Tutti fanno quel vero manifesto,
Onde tu movi querimonie eterne,
E altri più saggio ne ringrazia Iddio. 245Vedi quel masso enorme a cui di dieci
E dieci il braccio a smuovere non valse?
Tu premi il capo di frapposta stanga,
E solo basti a sollevarlo, e basti
Coll’aiuto di canapo possente, 250Avvolto intorno all’aggirato fuso,
A trarlo in alto e incoronar la cima
Delle torri superbe. Il minaccioso
Maglio, che piomba a conficcar le antenne
Sotto i profondi vortici del fiume, 255Quai ci risparmia inutili conati,
Ed arreca servigio ed opra compie!
L’acqua, che per nativa indole tende
Sempre alla china, con opposto verso
Ascende là dove l’accorta tromba 260Colla dischiusa valvula l’appella.
Ma tu riprendi: — No, queste non sono,
Queste non son le macchine proterve
Ch’io pavento e condanno. Al mio dilemma
Bada e risolvi. O mal l’opra risponde